Susanna Dolci intervista Jacopo Barbarito

7 04 2009

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Intervista di Susanna Dolci a Jacopo Barbarito per “Il Fondo”, curato da Miro Renzaglia, in merito all’opera “Un rapporto a metà: Chiesa e Repubblica Sociale Italiana 1943-1945”

A scrivere del complesso rapporto intercorso tra la Chiesa e lo Stato, il Vaticano ed il Fascismo di Benito Mussolini dal 1922 al 1945 è un giovane e promettente ricercatore: Jacopo Barbarito [nella fotto sotto]. 25 anni ancora da compiere e già al suo attivo tre libri di spessore: Mezzi corazzati germanici (2007), Intervista alla politica. Parola agli uomini della casta (2008) ed appunto il suo ultimogenito Un rapporto a metà. Chiesa e Repubblica Sociale 1943-1945, testé editato dalla Bonanno Editore. Il nostro autore è soprattutto un appassionato e serio studioso di storia contemporanea e storia militare. Collabora con varie riviste di settore e con il quotidiano “Rinascita”. “Un rapporto a metà” viene considerato una vera e propria opera prima nel genere del suo contenuto. Il volume, infatti, cerca proprio di fare luce sul mancato «riconoscimento da parte del Vaticano della Repubblica Sociale Italiana, a fronte di un atteggiamento di quest’ultima tendenzialmente conciliante nelle parole e nei fatti. Partendo dalla situazione dell’epoca… vengono messe in luce le disparità di trattamento da parte vaticana nei confronti della RSI rispetto agli altri stati nati nel corso della guerra ricostruendo, tramite le fonti dell’epoca, la legislazione della RSI sulla Chiesa ed il suo adempimento delle clausole concordatarie». Due i percorsi di lettura che si dipanano nel presente saggio. Dai Concordati all’8 settembre, passando per il Terzo Reich, l’Etiopia, la guerra civile spagnola, El Alamein ed il Gran Consiglio. Ed ancora dalla caduta del Regime alla nascita della RSI, tra stati, guerra, fascismo cattolico ed altro ancora, in uno stile agile, riflessivo, lucido e fluido medesimamente. «Vista l’eccezionalità dell’argomento in questione e le difficili condizioni storico-temporali in cui tale rapporto – o mancato rapporto – ebbe luogo dobbiamo prima di tutto calarci nella condizione dei modi di agire nell’epoca e nel flusso degli eventi di un sanguinoso conflitto mondiale che aveva già preso una piega piuttosto percepibile, nel momento in cui inizia la trattazione del tema da noi considerato, ma era ben lungi dal vedere una fine». Perché, come saggiamente riporta lo stesso Barbarito tra gli incipit al testo, soleva ripetere Eraclito «Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti». A disposizione, inoltre, il suo sito jacopobarbarito.com e link a chiesaersi.com . Da questo punto la parola a Jacopo che gentilmente ha risposto ad alcune domande per Il Fondo.

Jacopo quanti i tuoi libri all’attivo, variegati negli argomenti, nonostante la tua giovane età? Ce ne vuoi parlare?

I miei libri rispecchiano interessi particolari di precisi momenti della mia vita, sia dal lato umano che professionale. Cerco di trasferire su carta il frutto delle mie passioni e dei miei studi: amando molto la lettura e soprattutto la scrittura mi piace dare il mio contributo al dibattito, storico o politico, come nel caso dei miei tre volumi. Cerco poi di concentrarmi su argomenti inediti o quanto meno poco esplorati, credo che siano quelli che danno maggiori soddisfazioni. Così è nato il lavoro sui mezzi corazzati germanici, con attenzione alla nascita e allo sviluppo della Panzertruppe, dagli esordi nel corso della prima guerra mondiale alla forza realmente posseduta dalla Germania al momento dello scoppio della seconda guerra mondiale. “Intervista alla politica” è nato dall’esperienza con i parlamentari italiani vissuta in prima persona in collaborazione con il quotidiano “Rinascita” e ha rispecchiato un momento importante nella mia formazione politica personale. Quest’ultimo nasce dalla mia tesi di laurea e dalla scoperta di una mole di materiale inedito estremamente interessante, parte del quale ha trovato posto sul sito www.chiesaersi.com dato che non poteva essere pubblicato integralmente.

“Un rapporto a metà. Chiesa e Repubblica Sociale 1943-1945″. Partiamo dal titolo. E soprattutto perché questo tuo volume viene considerato una sorta di “opera prima”?

Può essere considerato tale perché solo in un caso, risalente al 1980, si è indagato questo aspetto particolare della storia della Repubblica Sociale Italiana, che nasconde invece molte sorprese: io credo che non sia affatto scontato appurare come il fascismo repubblicano abbia riservato un posto rilevante al rapporto con lo Stato del Vaticano e che non sia mai venuto meno alle disposizioni del Concordato, che Mussolini considerò sempre una sua creazione. In fin dei conti se la RSI fosse stata uno stato satellite dei tedeschi, dominato dalla ferocia e dalla tirannide, come spesso è stato dipinto, quale senso avrebbe avuto mostrare questa attenzione e rispetto? E’ questo il motivo del titolo “un rapporto a metà”.

Illustriamo ai lettori il Primo percorso storico del volume: “Dai concordati all’8 settembre”. Benito Mussolini, Chiesa, Concordato, Terzo Reich, guerre d’oltralpe e d’oltremare, il Gran Consiglio…

Per parlare delle vicende che si svolsero dal 1943 al 1945 è inevitabile tracciare il quadro storico degli eventi che hanno portato alla nascita della Repubblica Sociale. In quell’arco di tempo mutò il rapporto tra Chiesa e Fascismo, in particolar modo in relazione alle vicende militari che, dal 1942 in poi, volsero decisamente al peggio per le forze dell’Asse. Ho quindi sottolineato la comunanza di vedute e di intenti tra il fascismo italiano e la Santa Sede negli anni ‘30, sottolineando alcuni momenti importanti di quel periodo, malgrado vi fosse un interesse reciproco nell’influenzare l’altra parte. La guerra ha costituito lo spartiacque di questa tendenza, anche se la “cattolicizzazione” del fascismo è finita sicuramente per prevalere sulla fascistizzazione della Chiesa. Leggi il seguito di questo post »





La “follia” della politica

3 04 2009

In questi giorni di assenza forzata dal lavoro per motivi di salute, inauguro un piccolo angolo “umoristico”, solo un piccolo esempio di come la politica riesce a scompaginare le menti anche degli uomini migliori: di seguito il testo di una telefonata “tipo” tra un politico ed il suo assistente

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Tom: “Buongiorno Jerry, mi scriva il programma politico per le prossime elezioni di Kansas City”
Jerry: “Ma io non abito a Kansas City e mi trovo qui da soli tre mesi!”
Tom: “Ma che ci vuole! Vada un po’ in giro, chieda, guardi i problemi con i suoi occhi e butti giù qualcosa!”
Jerry: “Ma Tom, io penso che per fare un bel programma politico ci vogliano persone che conoscono il territorio, vivono i suoi problemi, abbiano un minimo di conoscenza dell’evoluzione storica, politica e sociale della realtà”
Tom: “Balle! Che ci vuole! Abbiamo amici in tutte le frazioni: senti loro. Ogni frazione avrà 1 o 2 problemi, fatti spiegare quali sono, li butti giù…è tanto semplice!”
Jerry: “Ok Tom ma Kansas City ha 48 frazioni e noi non abbiamo tutta questa gente che mi sappia dire qualcosa per ognuna di esse”
Tom: “Ma come non abbiamo persone: abbiamo John per quella, Teddy per quell’altra…”
Jerry: “Ok e sono due…per le altre 46?”
Tom: “Per quell’altra ancora non abbiamo Telma, che viene sempre alle riunioni?”
Jerry: “Telma non è mai venuta a nessuna riunione…”
Tom: “Vabbè tu inizia a scrivere poi in qualche modo facciamo…poi inizia a girare così ti fai un’idea tua, che rispecchia sicuramente anche la nostra”
Jerry: “Tom, la nostra di chi?”
Tom: “Del partito, no? Tu sei uno dei più rappresentativi del territorio, parli con la gente…”
Jerry: “Ma di quale territorio che io sto qui solo da tre mesi? E con quale gente che non abbiamo contatti con nessuno, tranne i due nominati prima?”
Tom. “Vabbè tu intanto inizia poi vediamo, non perdiamo la giornata! Vedi un po’ di articoli di giornale e su internet. A dopo”